Osteoporosi.ch: Osteoporosi cortisonica
L'osteoporosi
cortisonica é la complicazione più frequente della terapia di cortisone di
lunga durata, ed anche l'osteoporosi secondaria più frequente. Per una
corticoterapia prolungata si intende una terapia di cortisone o di suoi
derivati, per più di tre mesi alla dose di 7.5 o più milligrammi di
Prednisone-equivalente al giorno. Per È tuttavia oggi noto che già dosi
modeste (5 mg di prednisone al giorno) o anche l'assunzione per inalazione (p.e.
nell'asma) aumenta la perdita ossea ed aumeta dunque il rischio di frattura.
Dati
provenienti dall'Inghilterra stimano in poco meno del 1% la frazione di
popolazione esposta ad una terapia steroidale a lungo termine, ma solo il 5-15%
di questi pazienti beneficia di una profilassi contro l'osteoporosi. I progressi
recenti della medicina permettono tuttavia una adeguata prevenzione ed anche
terapia dell'osteoporosi cortisonica, per cui si può senz'altro affermare che i
rischi di una terapia cortisonica sono senz'altro purtroppo sottovalutati.
La
perdita ossea indotta dai cortisonici é precoce e rapida, già nei primi sei
mesi di terapia, ma persiste una perdita ossea significativa anche dopo i primi
12 mesi di somministrazione, coinvolge sia l'osso trabecolare che l'osso
corticale, anche se le fratture mostrano una netta predilezione per le ossa
prevalentemente trabecolari (vertebre, coste). L'ampiezza della perdita ossea
dipende principalmente dalla dose e dalla durata della corticoterapia. Altri
fattori che influenzano il rischio di osteoporosi cortisonica sono i dosaggi
superiori a 10-15 mg di prednisone al giorno, una durata di terapia superiore a
6 mesi, la somministrazione di preparati per via orale, una osteopenia o
osteoporosi all'inizio del trattamento, un'età superiore a 65 o inferiore a 20
anni, un ipogonadismo (p.e. donna in postmenopausa), un'immobilizzazione, un
deficit di calcio e vitamina D e l'associazione di altri farmaci che influenzano
il metabolismo ossee (p.e. trapiantati d'organo).
Un'altro
aspetto molto importante consiste nel fatto che il rischio di frattura, a parità
di densità ossea, é nettamente superiore nei pazienti trattati con cortisonici
che non nei pazienti con una forma di osteoporosi primitiva. Fino ad 1/3 dei
pazienti trattati con steroidi hanno infatti delle fratture anche se la loro
densità ossea si trova al di sopra della "soglia fratturaria". Per
questi motivi la soglia d'intervento terapeutico in caso di terapia cortisonica
é diversa che non nell'osteoporosi primitiva, dato che il rischio di frattura
é maggiore.
In
tutti i casi di corticoterapia prolungata, si raccomanda dunque, già nelle
prime settimane, un accertamento diagnostico con una densitometria ossea, che
risulta essere il fattore predittivo più importante delle fratture. È infatti
indicata una terapia già con valori osteopenici (dunque non solo con valori
osteoporotici), dato che l'evoluzione sotto terapia cortisonica é imprevedibile
e talvolta drammatica. In caso d'importanti fattori rischio associati o in caso
di terapia con alte dosi di steroidi può essere necessario istaurare
immediatamente una terapia.
Per
quanto riguarda la terapia, occorre ricordare che l'efficacia del solo
trattamento con farmaci a base di Calcio e Vitamina D é controversa. La terapia
di scelta consiste attualmente in un trattamento di bisfosfonati, che hanno
mostrato la loro ottima efficacia sia nella prevenzione sia nella cura
dell'osteoporosi cortisonica. In caso di osteoporosi severa, dunque complicata
da fratture, sarà a disposizione tra poco anche il Paratormone.
© Dr. P. Pancaldi, pubblicato il 03.03.2005, aggiornato il 14.12.2008 17:27:39