Osteoporosi.ch - Attualità: Vitamina D
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L’effetto della vitamina D sull’omeostasi del calcio e del fosfato così come sul metabolismo osseo sono ben conosciuti. Dalla scoperta del recettore della vitamina D (VDR) sappiamo che la vitamina D esplica un’attività anche in molti organi extrascheletrici. Da molto tempo è noto un effetto a livello intestinale, renale e delle ghiandole paratiroidi. Anche la maggior parte di altri tessuti esprime dei recettori per la vitamina D. Così sembra che una carenza di vitamina D possa giocare un ruolo importante anche in molti altri organi o tessuti.
Tessuto muscolare: una carenza di vitamina D provoca dolori muscolari, una debolezza muscolare prossimale degli arti inferiori con caratteristici disturbi della marcia dovuti anche ad una coordinazione neuromuscolare alterata con tempi di reazione diminuiti e disturbi dell’equilibrio. In associazione alle tipiche manifestazioni scheletriche, i disturbi muscolari completano il quadro della osteomalacia. Questa compromissione neuromuscolare comporta un’aumentata incidenza di cadute soprattutto di lato e di conseguenza un aumentato numero di fratture soprattutto non vertebrali. I disturbi sia a livello osseo che neuromuscolare sono completamente reversibili con la sostituzione di vitamina D. È dimostrato scientificamente che la terapia di vitamina D migliora la capacità deambulatoria, diminuisce sensibilmente il rischio di caduta e di frattura.
Tumori: vari studi hanno mostrato un’incidenza nettamente superiore di carcinomi della mammella, della prostata e colorettali (ma in generale sembrerebbe di tutti i carcinomi) in caso di carenza di vitamina D. In effetti i polmoni, il seno, la prostata ed il colon hanno la facoltà di produrre vitamina D ed avendo dei VDR sono potenzialmente accessibili a ad una terapia. Trattamenti alto dosati di vitamina D non sono tuttavia per il momento possibili a causa del rischio di ipercalcemia.
Malattie cardiovascolari: con dei bassi tassi di vitamina D si verificano più frequentemente incidenti cardiovascolari. Con un tasso di vitamina D inferiore a 15 ng/l (circa 50 nmol/l) vi è un rischio due volte maggiore di soffrire di un’ipertensione arteriosa. Il meccanismo d’azione non è conosciuto, è tuttavia noto la vitamina D regola la proliferazione e differenziazione del tessuto miocardico (effetto inotropo positivo) e della muscolatura liscia, rilassa i vasi sanguigni e sopprime la produzione di renina nel sistema renina-angiotensina. Se però una sostituzione di vitamina D abbia un effetto su queste patologie cardiovascolari non è attualmente noto.
Cute: la sintesi di provitamina D nella pelle sotto l’influsso dei raggi solari UVB copre il 95% del nostro fabbisogno di vitamina D. La pelle ha tuttavia anche la facoltà di produrre vitamina D attiva e determinate cellule cutanee sono il bersaglio della vitamina D, che stimola la crescita e la differenziazione di cheratociti, ghiandole sebacee e altre cellule ancora. Questa proprietà della vitamina D viene sfruttata a scopo terapeutico in affezioni iperproliferative come la psoriasi con applicazioni di creme a base di vitamina D attiva. Si studia attualmente l’effetto della vitamina D nella prevenzione di diversi tumori cutanei.
Affezioni autoimmuni: in diversi studi si è osservato l’aumentata incidenza di malattie autoimmuni come la sclerosi multipla (o a placche), l’artrite reumatoide, il lupus eritematodes e le malattie intestinali infiammatorie. È inoltre stata appurata una relazione tra basso titolo di vitamina D e diabete mellito tipo 2, a causa di una diminuita produzione di insulina e aumentata resistenza all’insulina. Così una sostituzione di vitamina D in gravidanza e nel neonato sembra ridurre l’incidenza di casi di diabete mellito di tipo 1. Si è inoltre potuto osservare un effetto sulle cellule immuno competenti che esprimono il VDR come monociti, macrofagi e linfociti T e B.
In conclusione: l’effetto della vitamina D sul nostro organismo è ben maggiore e differenziato di quello conosciuto fino a pochi anni fa. Le nostre conoscenze in merito sono tuttavia ancora limitate e largamente insufficienti, per cui molti studi sono ancora necessari. Si tratta in ogni caso di questioni che avranno molto probabilmente una grande rilevanza clinica in futuro.
© Dr. P. Pancaldi, pubblicazione: 2010; aggiornato il 25.04.2010 21:42:59